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editrici
Asram
Vidya
Pitagorici
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"Comprendere significa con-prendere,
prendere con sé, incorporare, vivere.
Capire Intellettualmente è una cosa, comprendere
è un'altra.
Dove c'è comprensione c'è svelamento di verità.
La comprensione è del cuore-essenza,
Mentre il capire è condizione della mente-veicolo."
Tratto
dal: Vivekacudamani
di Sankara, ediz. AsramVidya,
Roma
Novità
editoriali:
DIALOGO dISTRUZIONE
In XVIII capitoli a più voci, presenta un Vedanta pratico: nei primi tre capitoli si affrontano
l'insegnamento, gli istruttori e i gruppi spirituali; il
quarto verte sulle regole e nei quattro successivi trovano spazio l'amore e la pratica spirituale. Nel cap. IX, il
dialogo si sposta sull'erudizione e sulla filosofia dell'essere. Il successivo affronta le crisi
ed il dolore. Nel capitolo XI c'è il confronto fra la vita di coppia e la spiritualità. Nei tre
seguenti, le domande vertono sui gruppi, sul dharma, sui Maestri, sulla Tradizione unica, sulla
creazione. Il cap. XV tratta il rapporto fra discepolo e Maestro, mentre il successivo affronta i
culti e le diverse vie tradizionali. Negli ultimi due capitoli, si confrontano l'erudizione
con la conoscenza e l'essere con il divenire.
Il linguaggio, semplice e moderno, rende il libro facilmente fruibile per chi
voglia approfondire le pratiche di autoconoscenza e anche per chi cerchi un primo
approccio alla Tradizione unica universale.
Ed.Pitagorici
AVADHUTAGITA
L'Avadhutagita di Dattatreya espone il sentiero della Conoscenza nella sua accezione
tradizionale: quella Dottrina della Realtà non duale che è la radice del mondo
Occidentale.
L'insegnamento di Dattatreya non è per coloro che confondono la luna con il dito
che la indica; ogni sua affermazione distoglie il discepolo qualificato dal fenomenico
e lo inizia alla trascendenza - delle polarità, delle percezioni, della egoità.
L'Avadhuta si compone di 271 sutra raccolti in 8 capitoli. Nei primi tre
capitoli, intitolati "Autoconoscenza", vengono negate le argomentazioni filosofiche e religiose dei
darsana, dei culti e degli yoga, affermando l'esistenza del solo Reale. Nel quarto
capitolo intitolato "Determinazione della natura vera" nega ogni possibilità di divenire nel Reale.
Nel quinto capitolo, "Lungimiranza stessa", Dattatreya afferma la piena identità fra il
Reale e il discepolo. Nel sesto capitolo, "Liberazione", in 27 sutra espone una traccia per
l'aspirante qualificato. Il settimo e l'ottavo capitolo, "Autoconoscenza", parlano della
natura dell'Avadhuta e del significato del suo nome.
Con l'ausilio del commento di Bodhananda, delle parole di Raphael, delle Upanisad e di
altri, l'Avadhutagita mostra l'unità della Tradizione metafisica unica, senza separazioni e
contrapposizioni, per coloro che vogliano compartecipare nella medesima Unità.
Ed.Pitagorici
Brahmasutra
con il commento di Raphael
Il Brahmasutra, vista l’enorme importanza dell’opera, è stato commentato
da molti Maestri realizzati, da eruditi, ricercatori culturali, ecc.
Questi commentatori hanno interpretato il testo da diversi punti di vista, secondo
il loro bagaglio culturale, spirituale o semplicemente eruditivo.
Così ci si trova di fronte a una interpretazione teistica, ritualistica,
advaita, ecc. oramai codificate per cui non è facile discostarsi.
È capitato anche che alcuni termini sono stati alterati o modificati per venire incontro alle proprie esigenze interpretative.
Si può citare qualche nome di commentatori degni di rilievo, tra i tanti altrettanto validi:
Ramanuja, Madhva, Nimbarka, Vallabha, Srinivasa, Bhaskara, Baladeva, ecc.
Uno dei più significativi e profondi commentatori è stato senz’altro Shankaracharya che ha dato, dalla prospettiva del Brahman
nirguna, un contributo notevole sotto l’aspetto filosofico-metafisico, condividendo
l’esposizione del Maestro Badarayana.
Raphael ha dato, in certi punti, qualche riferimento alla Tradizione occidentale, mettendo in rilievo che la Verità metafisica è una, mentre le
verità del mondo sensibile sono molteplici.
Qualche volta si è anche dilungato su alcuni aspetti della Dottrina perché il Brahmasutra conteneva già in embrione quel problema. D’altra
parte, l’opera è scritta in sutra molto sintetici, per cui alcuni di essi, di
una certa importanza, possono essere sviluppati rimanendo comunque
nell’ambito del pensiero di Badarayana e di conseguenza della Tradizione
vedanta; inoltre, ciò risulta rilevante per i ricercatori occidentali che per la prima volta si accostano a quest’opera fondamentale del Vedanta.
Coloro the vogliono approfondire la tematica in questione possono consultare l’ampio, approfondito e completo bhasya (commentario) di
Sankaracarya, codificatore del Vedanta advaita, pubblicato dalle Edizioni
Asram Vidya. Il presente lavoro può cosi rappresentare un semplice studio preliminare a quello.
L’opera pubblicata dalle Edizioni
Asram Vidya, che ha in catalogo anche la medesima
opera col commento di Shankaracharya è stata pubblicata nel mese di Aprile
2005 ed è in vendita nelle librerie a 24 Euro.
tratto da: Periodico Vidya Bharata - Nº 8 - Giugno 2005
PRASNA
UPANISAD con il commento di SANKARA
La Prasna
Upanisad appartiene all'Atharva Veda, e deve il suo nome
ai "Quesiti" (prasna) rivolti al rsi
Pippalada da sei saggi già conoscitori del Brahman non-supremo
o qualificato (saguna) e sospinti da una istanza realizzativa
per il Brahman supremo o non-qualificato (nirguna). I
Quesiti riguardano prima alcuni aspetti relativi alla manifestazione,
quindi al divenire ciclico, e poi affrontando problematiche di ordine
metafisico o dell'Essere che è e non diviene.
Il Primo Quesito
riguarda l'origine delle creature viventi; il saggio indica in Prajapati,
il Signore delle creature, il principio da cui originano tutte le cose;
accenna anche alle due Vie postume e alle qualificazioni necessarie per
accedervi. Nel secondo Quesito si elogia l'atman,
nella forma del prana, quale aspetto riflesso che permea la
totalità, dal piano individuale sino all'unicersale. L' Upanisad assimila
il prana a vari enti, dal semplice soffio vitale ai deva
fino a Prajapati, "il Signore degli esseri creati" e
allo stesso Sè.
Nel Terzo Quesito
vengono trattati e approfonditi gli argomenti inerenti al prana:
origine, modalità di accesso nel corpo, suddivisione e permanenza
nel veicolo, via per la quale avviene il distacco alla dipartita.
Nel Quarto Quesito,
esaurita la trattazione di ciò che appartiene al divenire ciclico ed è
oggetto della conoscenza non-suprema (aparavidya) si perviene
alla esposizione del Purusa quale Principio trascendente,
supremo e assoluto da cui tutto discende e in cui tutto si riassorbe.
Il Quinto Quesito,
tratta della meditazione sulla sillaba sacra Om composta delle
tre misure A, U, M, corrispondenti rispettivamente agli stati di veglia,
sogno e sonno profondo nella coscienza individuale e alla totalità
grosolana, sottile e causale in relazione all'esistenza universale.
Il Sesto Quesito
tratta del Purusa "dalle sedici parti", cioè del Brahman
che, riflettendosi in ogni essere come jivatma o "sè
vivente", appare come se possedesse le sedici funzioni individuali
quali ulteriori aspetti progressivamente diversificati di tale
principio-riflesso di coscienza.
La Prasna, Upanisad,
presenta sia dei motivi psicologici e meditativi sia delle tecniche che
si ritrovano nello Yoga classico di Patanjali, ma nello stesso
tempo afferma con le semplici parole del rsi Pippalada la
Non-dualità dell'Essere supremo: " Ecco quanto conosco su questo Brahman
supremo: non vi è nulla che Lo trascende".
Nonostante la sua
coincisione, l'Upanisad comprende tutta la dottrina e offre una
istruzione realizzativa completa.
Il commento di Sankara
è volto a dissipare ogni possibile dubbio eliminando qualsiasi
controversia, che possa scaturire da una inesatta interpretazione. Egli
intende mettere in luce la Realtà ultima quale Non-dualità (advaita)
che è ripetutamente espressa nelle Upanisad come la natura
stessa del Brahman.
EDIZIONE ASRAM VIDYA
ANNO 2004
Euro 14,00
BRHADARANYAKA UPANISAD con il commento di SANKARA
Traduzione dal Sanscrito e note a cura del Gruppo Kevala
PRIMA EDIZIONE ITALIANA con testo sanscrito translitterato
EDIZIONI ASRAM VIDYA
L' "Upanisad del grande Aranyaka", una delle più antiche, appartiene allo Yajurveda e ci è pervenuta in due redazioni, la Kanva e la Madhyandin. Shankara ha steso il suo commento basandosi sulla redazione Kanva. La Brhadaranyaka è composta da sei letture (adhyaya) raggruppate a due e due in tre sezioni (kanda).
Madhukanda
Il primo kanda contiene: una spiegazione simbolica del rito dell'Asvamedha e la descrizione dell'origine dell'Universo come proiezione-scissione del Purusa o Uomo primordiale, una sintesi, data in forma di istruzione (upadesa), dell'insegnamento fondamentale della dottrina Advaita. Infine viene enunciato uno dei mahavakya più
importanti : "aham brahmasmi" (1.4.10).
Yajnavalkyakanda
Il secondo kanda prende il nome dai dialoghi filosofici del saggio Yjnavalkya sia con la moglie Maitreyi sia con il re Janaka di Videha, nei quali si espone secondo una prospettiva logica (upapatti) la dottrina dell'atman e la sua natura di
identità con il Brahman.
Khilakanda
Il terzo kanda, o "parte aggiuntiva", esamina delle particolari forme di meditazione; alcuni rituali finalizzati all'ottenimento di condizioni favorevoli per la conoscenza; la teoria del karma e il destino "post mortem" con i due sentieri devayana e
pitryana.
Commento di Sankara
Tra le Upanisad commentate da Sankara, la Brhadaranyaka è una delle più importanti per il contenuto dottrinario, l'espressione filosofica e i riferimenti alle procedure rituali.
Data la vastità degli argomenti trattati, la loro apparente eterogeneità e la singolare forma espressiva, l'Upanisad potrebbe presentare, specie in riferimento all'esposizione dei simboli rituali e alle loro corrispondenze, una certa difficoltà di interpretazione, per cui il commento (bhasya) di Sankara si rivela prezioso e indispensabile.
L'esposizione dottrinaria che Sankara svolge in tutto il suo Commentario non è altro che los viluppo dialettico dei principi enunciati nella Sruti.
L'ardore che Sankara vi profonde va di pari passo con l'intensità dello stile e il rigore dialettico; il suo intento è soprattutto quello di riaffermare l'insegnamento ultimo e fondamentale delle Upanisad confutando le varie dottrine che ne hanno colto solo aspetti parziali e spesso contraddittori.
"Aham brahamasmi: Io sono Brahman" sostiene l'Upanisad, ma come si consegue il riconoscimento di questa Realtà che è la nostra autentica natura?
Commentando la formula apofatica "neti neti": non è questo, non è questo" (3.9.26), con la quale l'Upanisad indica la natura indefinibile del Brahman, Sankara risponde:"attraverso l'eliminazione di tutte le qualificazioni dovute alle sovrapposizioni limitanti" (2.3.6).
La sovrapposizione è un errore conoscitivo dovuto all'ignoranza metafisica; tale errore consiste nell'arbitraria o errata attribuzione di date proprietà a ciò cui non appartengono, o nell'attribuire o percepire in una cosa qualifiche che non le sono proprie. Come una corda vista nella penombra può essere scambiata per serpente, e la paura suscitata non dilegua
finché l'immagine sovrapposta non viene rimossa dal riconoscimento
della sua natura, così la Realtà viene scambiata per le sue molteplici apparenze.
Ecco come si esprime Sankara:" Perciò come abbiamo già affermato, ciò che comunemente sui definisce liberazione (moksa) non è altro che l'estinzione dell'ignoranza, analogamente al dileguarsi (dell'immagine mentale) del serpente (proiettata e sovrapposta) sulla corda o altro,
allorché viene a estinguersi l'erronea nozione del serpente...." (4.4.6).
Indice del volume
Avvertenze
Introduzione
Sommario dell'Opera
Madhukanda
Yajnavalkyakanda
Khilakanda
Testo sanscrito
Il volume di complessive pagg.1664, rilegato e in cofanetto, 90.00 Euro è già presente in libreria.
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