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Advaita Vedanta
La Filosofia
del Vedanta Advaita (Advaita Vedanta) codificato da Shankara e il
sentiero Asparsa di Gaudapada autore del Mandukyakarika rimangono
a tutt'oggi fra le più alte vette raggiunte dall'uomo. Questa
ML tratta la Philosophia Perennis nell'accezione indiana del Sanathana
Dharma. Gli argomenti trattati sono svariati dallo yoga alla meditazione,
pranayama, si usano le parole di diversi Maestri: Ramakrishna,
Vivekananda,
Ramana Maharshi, Raphael.
L'effetto
prodotto dall'errata discriminazione è considerato reale
per tutto il tempo che persiste la condizione dell'errore.
Quando nel sonno proiettiamo l'universo-sogno, per riconoscerlo
come evento illusorio ci occorre cambiare lo stato di coscienza
perché fino a quando sogniamo non ci è possibile farlo;
è solo al risveglio, con una nuova presa di coscienza, che
noi possiamo dire: il sogno era illusione.
E' bene considerare un'importante caratteristica del Vedànta
e tenerla presente se si vuole comprendere tutto il processo realizzativo
Advaita.
Il Vedànta sostiene che per riconoscere l'errore in cui si
dibatte un essere e scoprire la verità, occorre uscire da
una simile condizione di coscienza illusoria. L'uomo è tormentato
da indefiniti conflitti, specula su ciò che è semplicemente
il frutto delle sue immaginazioni, è attanagliato dalla condizione
del bene e del male e da tutte le dualità relative allo stato
particolare di consapevolezza in cui vive. D'altra parte tende in
maniera inconscia alla perfezione, a migliorare il suo destino e
quello del prossimo. Di continuo si trova di fronte problemi insolubili:
sul piano religioso, scientifico, educativo ed economico-sociale.
Per ovviare a questa modalità di vita, tenta di trasformare
strutture, regimi, filosofie e costumi, ma non tocca l'essenza,
causa recondita di questo stato di cose; in altri termini non trasforma
se stesso. A che vale fare una rivoluzione, allontanare dal potere
una particolare classe di individui quando questi sono sempre avidi
di ricchezze, di desideri materiali incontrollati, intrisi di cupidigia,
di orgoglio e separatività?
A che vale sostituire un "regime" con un altro quando
gli individui, nella loro intima coscienza, sono sempre gli stessi?
Che cosa potrebbe dirci l'Advaita che guarda dall'apice della piramide?
Voi non potete trasformare la società fino a quando non trasformerete
voi stessi.
Ma trasformare se stessi è cosa ardua, difficile. Fare una
rivoluzione sociale è più facile che attuare una rivoluzione
in se stessi. Uccidere i nemici esterni è più facile
che debellare quelli interni. Fino a quando vediamo con l'occhio
dell'illusione cadiamo sempre nell'errore, anche se quest'ultimo
apparentemente può non sembrare tale.
Solo quando trasformeremo la nostra coscienza potremo riconoscere
di aver Vissuto in uno stato illusorio, non prima. Una simile considerazione
vale anche a proposito della Conoscenza. L'Advaita sostiene: non
possiamo comprendere Brahman perché vorremmo la soluzione
senza creare alcun moto, il che significa rimanere sempre nel velo
di maya.
Vogliamo comprendere Brahman? Ebbene, non dobbiamo chiedere dimostrazioni
analitiche, speculativo-discorsive che non hanno senso, ma trasformare
la nostra mente. Dobbiamo uscire dallo stato di coscienza illusorio
perché è solo risvegliandoci ad una nuova condizione
esistenziale che riconosceremo il risplendente àtman. E'
solo quando una trasformazione profonda del nostro essere si attua
che potremo avere le risposte alle domande scaturite nelle e dalle
condizioni di coscienza precedenti. E' bene precisare che la metafisica
Vedànta non è astratta o fantastica, non è
quietistica, ne’ devozionale, ne’ passiva, ne’
accomodante, ne’ nichilista, ne’ panteista come alcuni
addirittura hanno affermato. Essa è essenzialmente dinamica,
mira a dare al singolo la responsabilità di ogni azione e
la soluzione dell'intero conflitto fisio-psicologico e spirituale.
Questo messaggio di Samkara non è rivolto ai pigri che non
vogliono trasformarsi; non è per coloro che vogliono solo
discorrere, erudirsi ed accumulare nella subcoscienza cognizioni;
non è per coloro che vogliono la trasformazione semplicemente
immaginata nella loro fantasia; non è per coloro che vogliono
fare crociate o trasformare gli altri per forza in quanto autoinvestiti
di prerogative messianiche; è solo per coloro che vogliono
attuare la più ardita impresa che possa determinarsi nella
coscienza umana: l'integrale rivoluzione psicologica di se stessi.
E' trasmutando realmente le nostre menti cariche di incompiutezze
che potremo trasformare la società e il mondo intero. E tutto
ciò è opera di vera iniziazione.
Raphael
(tratto da Vivekacudamani Ed.Asram Vidya, pag
115)
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